La SLA mi ha permesso di conoscere quello che non conoscevo di me stesso. La parte di me rimasta per anni nascosta, sopita. Mi mancava, cioè, di conoscere in modo profondo cosa sia la sofferenza.
La sofferenza è una battaglia da vincere per vivere felici: la vinci accettandola.
Vinci la sofferenza se accetti le situazioni difficili in cui ti puoi trovare.
La sofferenza non è il dolore, la sofferenza è uno stato d’animo.
La mia vita è cambiata così come sono cambiato io. Non mi vedo come un poveraccio da compiangere, ma come una persona che sta vivendo una nuova esperienza di vita, con una consapevolezza di dover lottare contro una malattia feroce come la SLA.
È comunque una prova che la vita riserva a molte persone. Io non mi sento diverso. Sono felice anche così.
Circa la tecnologia avrei una cosa da dire. Recentemente è venuta la Rai a fare un altro servizio su di noi. Quello che noto è che mettono sempre come protagonista principale del nostro lavoro la tecnologia dei nostri computer. È vero, almeno se ne parla. È già una bella cosa, un inizio di conoscenza, scoprire un mondo che non si nasconde più per la vergogna di essere caduto dal cavallo in corsa, che è la metafora della vita di tutti noi quando si è sani e non ci si ferma mai.
Ma non è la tecnologia la chiave della nostra rinascita ma è la nostra voglia di non mollare mai, anche quando sembra che non ne valga più la pena e chiudere gli occhi ti porta in un paradiso sereno e invitante.
Nessuno che metta in evidenza che la tecnologia è solo il mezzo, il motorino che ti permette di non pedalare. Ma davanti al computer, quando è solo una tastiera e con gli occhi “premiamo” faticosamente i tasti, come se fosse una vecchia Olivetti anni ’40, c’è solo un essere umano, uomini e donne che pedalando come Pantani sudano e scalano montagne tutti i giorni. Il loro traguardo è vivere e magari lasciare una testimonianza della loro esistenza.
Scrivere è esaltante e quando si riescono a trasmettere le proprie emozioni è il successo di questo impegno. È come per un compositore stendere sul pentagramma una sequenza di note e parole in abbinamento perfetto fino ad amalgamarsi in una favolosa armonia.
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