La cosa più divertente dell’andare in chiesa, da bambina, era poter accendere una candela dopo la Messa. Io e le mie sorelle, a turno, infilavamo le monetine nell’apposita fessura, e sceglievamo la più bella, lunga, perfetta (anche se erano tutte identiche). Accendevamo lo stoppino ancora bianco alla fiammella di una delle candele ormai corte e deformi, e poi la infilavamo in una delle tante basi a molletta. Era bellissimo vedere quelle fiammelle tutte uguali, nascere da corpi di cera così diversi.
Quell’immagine, nella mia testa richiama il nostro concorso: ogni scritto è il riflesso di vissuti differenti, e spesso di sofferenze segrete a volte inimmaginabili, che alla fine superando il buio riescono a brillare della stessa luce.
Il concorso ha offerto a tanti cuori (ma proprio tanti!) l’occasione di condividere la propria luce nascosta, coinvolgendo l’altro, inondandolo di emozioni, facendolo entrare nel suo mondo. Questa è la magia dello scrivere.
Laura Tangorra
0 commenti