Accendere la TV è un gesto che si compie quasi in automatico, quando abbiamo voglia di un po’ di relax. Aprire al mondo esterno però, è tutt’altro che rilassante. Le nostre dita… le vostre dita sul telecomando aprono la cassaforte, rendendo vulnerabile la nostra mente preziosa, che diventa bersaglio inconsapevole di tutto ciò che di peggio esiste al mondo. Purtroppo, la gran parte delle notizie che ci arrivano dai Tg (ma anche attraverso i social, il cinema ecc) sono negative, comunicano odio, violenza, abusi di ogni genere.
A quanto pare le buone notizie non fanno notizia, non interessano. È come se avessimo tutti una fame morbosa, un’attrazione per tutto ciò che è “male” e i media lo sanno benissimo. Di conseguenza le notizie che riceviamo sono bombe a raffica che ci esplodono dentro lasciandoci in preda all’ansia, alla depressione e alla sensazione di essere del tutto impotenti di fronte a tutto quel male. A lungo andare il rischio anche peggiore è quello di assuefarsi al male che abbiamo intorno, il che porta a non indignarsi nemmeno più, a non sentirsene coinvolti, e a non guardare più. Ma l’indifferenza, il “già visto” è molto pericoloso. Si perde di vista la differenza fra giusto/sbagliato, realtà/finzione.
Io però non voglio abituarmi agli orrori che vedo, tanto da esserne indifferente. Per questo mi costringo a guardare. Mi impongo di guardare gli effetti della guerra, orrori che non voglio descrivere, sofferenze che mi sembrano intollerabili. I mezzi di informazione dovrebbero cercare di rendere le notizie un po’ meno deprimenti. Non si tratta però di dare solo “buone notizie”, si tratta di fare un giornalismo che permetta alle persone di coltivare la speranza. Ho scoperto che esiste il cosiddetto Solutions Journalism (‘giornalismo di soluzione’), che propone un’informazione molto rigorosa, sullo stile del giornalismo d’inchiesta, che pur affrontando e approfondendo temi drammatici, cerca sempre una via di uscita ai problemi, una soluzione. In questo modo chi legge, oltre a essere informato, riuscirà a scorgere la speranza dietro la paura, e avrà la sensazione che qualcosa si può fare.
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