Quando i bambini erano piccoli, negli interminabili pomeriggi di pioggia o appena ne avevamo il tempo, mi piaceva realizzare insieme a loro lavoretti col cartoncino, con la pasta di sale, con la cartapesta. Era divertente, anche perché mentre si stava intenti a lavorare intorno allo stesso tavolo, si chiacchierava in un clima molto rilassato che spesso li portava a fare riflessioni per me preziose, perché mi consentivano di conoscere il loro pensiero.
Il Natale era certamente l’occasione che offriva più spunti per i nostri attacchi d’arte. Un anno, per preparare un nuovo sfondo del presepe, avevo dato a Marco un grande cartoncino di un bel colore blu notte, assegnandogli il compito di fare dei puntini col bianchetto per disegnare le stelle. Gli riusciva bene, precisino com’era, ma alla fine, coprendosi improvvisamente la bocca con la mano mi guardò con gli occhi atterriti: “Non ho lasciato lo spazio per la luna!” Non so descrivere il suo sollievo quando gli dissi che la luna non andava disegnata. Fu talmente sollevato che nemmeno mi chiese il motivo per cui la luna veniva esclusa dal nostro presepe. Meno male: non avrei saputo cosa rispondere…
Non esiste un motivo, eppure credo di non avere mai visto, nelle tante rappresentazioni del cielo di Betlemme, un ritratto di Sorella Luna.
Eppure lei sa tutto di noi, veglia da sempre sul nostro pianeta azzurro. L’ha accompagnato fedelmente da quando sul globo terrestre non c’era luce, e ora che l’uomo ha cancellato il buio lei è ancora lì, ci guarda, ci segue nel nostro viaggio intorno a Fratello Sole. Ci ha accompagnato nelle notti più buie della nostra storia, nelle notti illuminate dal fuoco della guerra. Una guerra che sembra non voler finire.
Quante vite sono nate sotto la sua luce, e di quanti cambiamenti è stata testimone…
Luna, amica mia, mia fedele compagna, tu c’eri, eri là, unica testimone rimasta. Tu che quella notte hai illuminato il primo respiro del bambino che avrebbe cambiato il mondo per sempre, raccontami. Dimmi cos’hai visto da lassù, cos’hai sentito. Raccontami il canto degli angeli, raccontami quella gioia, perché io possa accoglierla intatta nel mio cuore.
Aiutami a riscoprire che il vero Natale esiste ancora, che torna ogni volta che un bambino vede la prima luce. Un bambino che ha freddo, un bambino che ha fame.
Laura Tangorra
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