Le avventure di zio Donato
di Luigi Picheca
Zio Donato non stava mai fermo un attimo, se non andava a funghi porcini andava a pesca al lago e non si fermava sotto al paese ma si spingeva anche lontano, alla ricerca di posti fuori mano e un po’ nascosti.
Uno dei luoghi da lui preferiti si trovava a parecchi chilometri di distanza dal paese in cui si era trasferito da qualche anno. Prima abitava in un altro paese sul lago d’Iseo, Toline, ma una notte la sua casa è stata distrutta da una frana, mentre dormiva, così ha deciso di andare ad abitare a Sale Marasino, dove la montagna era meno scoscesa e la casa era più distante dal torrente.
Dicevo che uno dei posti preferiti dallo zio si trovava lungo una vecchia strada costiera che a sua volta era stata interrotta da una frana ed era stata abbandonata dopo la costruzione della nuova strada e della galleria.
Naturalmente, la vecchia strada era caduta in disuso, però si poteva raggiungere e percorrere, a piedi, in alcuni tratti, e lo zio aveva scelto il più isolato.
Così, dopo aver pasturato il posto segreto, si è alzato di buon’ora, erano le 4 del mattino, e ha raggiunto la sua postazione.
Una volta ha portato anche me, e vi assicuro che in quel posto, a quell’ora, è buio e fa un freddo cane, io battevo i denti anche se era estate, e ai tempi di questa avventura era ottobre. Il sole ci arriva tardi perché è nascosto dalle montagne che circondano il lago e fino alle 10 non arriva a scaldare la riva in quel punto, è un luogo davvero infernale.
Comunque certi pescatori vanno a cercare posti simili per stare soli e per coltivare la loro passione e il loro pezzetto di sponda, con la presunzione che tutti i pesci del lago si radunino lì per abboccare alle loro lenze. E qualche volta hanno fortuna. Quella mattina a zio Donato non stava andando male, aveva preso un paio di cavedani abbastanza grossi ed era soddisfatto.
Poi, verso le nove, quando il cestino era già pieno, il dramma! Ci ha raccontato che ha visto ribollire l’acqua del lago in alcuni punti vicino a lui e poi affiorare due esseri mostruosi. Ha mollato tutto, canne e pesci, e se l’è data a gambe.
Lo zio si era ricordato del mostro di Loch ness e non ha esitato un attimo a scappare. Non si è mai fermato, né voltato indietro, fino a quando ha incontrato un gruppo di persone che armeggiavano con delle strane attrezzature. Era un gruppo di sub che si stava preparando a seguire i due istruttori che si erano già immersi per ispezionare quel tratto di costa isolato. Vedendo lo zio così agitato e spaventato, e sentendolo gridare “Il mostro, il mostro!!” avevano subito intuito l’equivoco e stavano cercando di tranquillizzarlo tra le risate che già non riuscivano a trattenere.
Alla fine del suo racconto siamo scoppiati tutti a ridere e siccome poi lo ha raccontato anche agli amici dell’osteria, la leggenda si è presto diffusa in tutto il paese, fino alla piccola osteria di Portole, il punto di sosta dello zio per quando andava a cercare i funghi.
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