Avere una disabilità non significa rinunciare alla vita né tantomeno ad una vacanza

Pubblicato il

25 Lug 2023

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Tutti noi aspiriamo e sogniamo di andare in vacanza. Il godimento di questo periodo in realtà, inizia molto prima della partenza. Quando proviamo ad immaginare la meta o a pregustarci un tempo diverso dalla routine, quando progettiamo eventi che ci faranno divertire.

Abbiamo dunque ragionato sulle nostre forze e proposto cinque giorni di mare a tre nostri ospiti: Alessandro M (accompagnato da i suoi familiari al completo), Monica (accompagnata dal suo compagno) e Alessandro C. (accompagnato da me).

Non è stato per niente facile abbandonare le certezze che offre la nostra struttura per adattarci ad un luogo diverso e nuovo. A questo proposito, è bene ringraziare la Direzione della San Pietro che ha avuto il coraggio di credere nel progetto.

Siamo partiti domenica mattina e siamo arrivati per mezzogiorno. L’accoglienza dei volontari dell’UNITALSI è stata molto calorosa e abbiamo pranzato nel salone comune con tutti. Abbiamo fin da subito notato favorevolmente che il pasto omogeneizzato, indicato alle persone con disfagia, era lo stesso di chi mangiava intero solo che, appunto, era tritato. Il sapore infatti era decisamente gradevole… e i nostri ospiti hanno potuto assaggiare, durante tutta la vacanza, pietanze del tutto diverse dalle loro abitudini.

Il pomeriggio, ci siamo diretti senza esitazione sul lungomare e abbiamo effettuato una lunga passeggiata fino al centro storico di Loano, curiosando qualche negozietto tipico. Che eccitazione pensare che alla mattina eravamo a Monza mentre poco dopo ci trovavamo di fronte al mare! Tutto era diverso e tutto era molto più intenso: i sapori, i profumi i colori… e lui, il mare, che per definizione è tra le fonti di maggior benessere e felicità per l’essere umano.

Sarà stata l’eccitazione del primo giorno ma non ci siamo accorti che, tra il viaggio e la lunga passeggiata, alla sera eravamo stravolti. Così, nonostante le ore di sonno, il giorno dopo non abbiamo trovato le forze per spostarci dalla struttura.

Abbiamo avuto bisogno di un giorno di rodaggio anche per prendere le misure con la nuova realtà. Letti diversi, sollevatore portatile di cui studiare bene il funzionamento, sistemazione degli armadi, organizzazione delle terapie, comprendere come fare a svolgere in sicurezza le manovre di igiene etc.

Abbiamo avuto modo anche di conoscere i volontari dell’UNITALSI presenti. In particolare, il gruppo dei cuochi, formato da circa 5 uomini in età da pensione, sono entrati subito nel nostro cuore. La loro simpatia si coniugava perfettamente con la loro abilità culinaria!

I giorni seguenti sono stati molto intensi e ricchi di soddisfazioni. La mattina, tappa fissa in spiaggia, rigorosamente dopo il rito del caffè consumato in un simpatico baretto proprio di fronte la struttura. Il pomeriggio, dopo il riposino pomeridiano, libera uscita in Borghetto S.S. oppure divertenti giochi a carte o chiacchierate con i volontari.

Mi soffermerò nella descrizione delle mattinate, e dell’incontro con il mare da parte dei nostri tre ospiti.

Che vacanza al mare può mai essere, infatti, senza un bagno?

Fin da subito abbiamo pensato e sognato di poter offrire loro un qualche contatto con il mare. Il più fortunato è stato sicuramente Alessandro M. che, grazie alla sua tenacia, al lavoro svolto dalle nostre fisioterapiste e grazie al sostegno dei suoi familiari ha potuto camminare fino al mare e godere di un vero e proprio bagno. Non è stata un’impresa facile visto che il mare della Liguria è famoso per essere molto profondo fin dai primi passi. Credo che rimarrà indelebile l’emozione che ho provato nel vedere Alessandro M. cercare spontaneamente di nuotare, abbracciato a suo fratello e al papà.

Per Alessandro C. e Monica non è stato possibile un vero e proprio bagno ma grazie alle carrozzine super attrezzate dell’UNITALSI, siamo riusciti ad immergere le loro gambe nel mare fin poco sopra le ginocchia.

Personalmente ho vissuto emozioni molto forti. Per entrambi è stato soltanto, per via del forte sole, un “bagnetto” di 10 minuti al giorno. Eppure quei 10 minuti sono sembrati un tempo estremamente dilatato, un tempo immenso, come immenso era il mare di fronte a loro.

Erano felicissimi e soprattutto fortemente “gasati” quando, in posa di fronte ai nostri smartphone, venivano immortalati in questi istanti di autentica “normalità”.

Eravamo così felici di poter regalare queste emozioni ai nostri tre ospiti che forse non ci siamo nemmeno accorti che noi, gli accompagnatori, formavamo una squadra davvero encomiabile. Sempre molto uniti e disposti spontaneamente ad aiutarci l’un con l’altro. E quante risate! Ho avuto modo di respirare nuovamente la stessa atmosfera magica del Borghetto del 1999.

Non posso non dedicare anche una parentesi a tutte le persone che, con il loro lavoro svolto dietro le quinte, hanno reso possibile queste giornate. Gli operatori in primis, che hanno preparato e talvolta procurato di spontanea iniziativa tutto l’occorrente necessario agli ospiti. I medici, con cui quotidianamente mi confrontavo per ogni necessità e la nostra super Loredana che si è resa disponibile, con diversi consulti telefonici avvenuti anche a notte fonda, per supportarci nelle problematiche infermieristiche e assistenziali.

L’ultimo giorno, la pioggia ci ha svegliato ed accompagnato fino al rientro a Monza. Troppo scontato forse, il paragone con lo stato d’animo di chi finisce una vacanza e ritorna alla sua routine.

In verità, noi eravamo felicissimi anche di tornare a casa. Non solo perché riprendere le nostre abitudini era un pensiero dolcemente rassicurante ma soprattutto perché ormai avevamo abbattuto il confine dei nostri muri. Si perché oggi, sappiamo che possiamo guardare al di là di casa nostra e soprattutto perché siamo divenuti consapevoli che se si crede fortemente nei sogni, a volte, si rischia anche di poterli realizzare.

 

Stefano Galbiati

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N:44

Luglio

2023

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